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La prima citazione di Gallarate risale al 974, durante il regno di Ottone II, quando in una pergamena, ora conservata all’Archivio di Stato di Milano, si legge che Galerate era un villaggio abitato dai discendenti degli antichi Romani e da quelli dei barbari.
I barbari sarebbero da identificarsi con i Celti, o Galli, da cui deriverebbe anche il nome della città Gallorum arx, che starebbe per “cittadella dei Galli”, oppure Gallorum ara, ad indicare un luogo di culto della stessa popolazione.
Altri avanzano però l’ipotesi di un’origine romana del nome, da Galerita avis, un uccello simile all’allodola che campeggiava sull’insegna della Legio Galerita, corpo militare romano.
Sempre ai Romani si riferisce una terza ipotesi, che fa risalire il toponimo di Gallarate al nome proprio Galerius, mentre è stata presa in esame anche la possibilità che, similmente a quanto accaduto col nome di Angera e di Gavirate, la voce latina glaream, cioè “ghiaia”, abbia influito sulla denominazione divenendo Glareatum o Calariate, indicando la ricchezza di ghiaia del letto dei torrenti Arno e Strona e dei fiumi Olona e Ticino.
Ognuna di queste tesi trova una sua giustificazione nella storia di Gallarate , dove effettivamente abitarono popolazioni preromane, come testimoniano i numerosi ritrovamenti di lapidi con incisioni di nomi latinizzati, ma di origine celtica, come la lastra murata nella parete esterna della Basilica di Santa Maria Assunta, dove appare l’iscrizione “Samaus, Taeiei filius et Banuca Magiaci filia uxor”.
Nel 1949, inoltre, venne scoperta nel centro abitato di Gallarate una tomba quadrangolare del tipo consueto dei Celti, all’interno della quale si rinvennero diversi oggetti di bronzo e di terracotta, che sono ora conservati nel Museo cittadino.
Prima ancora della discesa dei Celti, tra il IX e il IV secolo a.C., fioriva nelle vicinanze la “cultura di Golasecca”, i cui insediamenti alla Malpensa e a Sesto Calende fanno pensare ad un possibile stanziamento anche nel territorio del comune.
L’epoca antica che ha lasciato più tracce nei dintorni è tuttavia quella romana.
Anche se l’abitato non doveva essere di grosse dimensioni, era pur sempre un punto di passaggio per i traffici commerciali e di transito militare.
Le testimonianze della civiltà romana sono numerose, a partire dalla stele funeraria del I secolo d.C., murata nel campanile della Basilica, dalle diverse monete di età repubblicana, fino alle are votive, segno del culto tributato a Ercole e a Silvano, ritrovate a Gallarate, Cedrate e Cajello, tutte esposte nel Museo cittadino.
La storia di Gallarate, dopo la discesa dei Franchi e l’erezione del Comitato del Seprio, si intreccia con quella di quest’ultima realtà politico–amministrativa, e il centro abitato subirà le conseguenze della guerra tra Milano e il Barbarossa, con cui era schierato il Seprio, e vedrà devastata una parte delle sue mura dai frombolieri di Legnano nel 1162.
Conclusesi le lotte tra l’Impero e i Comuni, Gallarate venne coinvolta nella contesa tra i Visconti e i Torriani e nel 1276 fu sede di una crudele decapitazione, ordinata da Napo Torriani nei confronti di ventidue nobili, tra i quali Teobaldo Visconti, nipote dell'arcivescovo Ottone, che erano stati sconfitti in battaglia nei pressi di Angera.
Sorge in quel periodo di turbolenze, tra l’XI e il XIII secolo, la chiesa di San Pietro.
La città si trovò ancora una volta al centro di una contesa negli anni tra il 1515 e il 1530, quando Francesi e mercenari svizzeri fedeli a Carlo V combatterono per il dominio del Ducato di Milano e proprio nel borgo di Gallarate venne stipulata nel 1515 una pace tra i due eserciti.
Questo non fu sufficiente ad impedire che avvenissero in seguito distruzioni, saccheggi e pestilenze, come quella gravissima che colpì il borgo nel 1524 e precedette l’altrettanto rovinoso passaggio delle truppe spagnole e dei lanzichenecchi nel 1527 e dei soldati turchi e albanesi musulmani nel 1528.
II feudo di Gallarate, donato da Francesco II Sforza a Marino Caracciolo il 13 luglio del 1330, fu ceduto dal successore di questi al genovese Giacomo Pallavicino Basadonna il 17 luglio 1564, in cambio di un feudo nel Regno di Napoli.
Nel 1656 i discendenti di Altemps passarono il feudo ai marchesi Teobaldo e Galeazze Visconti di Cislago, a cui successe nel 1716 il conte Carlo Francesco Castelbarco Visconti.
Gallarate, forse anche a causa dell’apporto dato da alcuni suoi cittadini alle lotte risorgimentali, fu creata città nel 1861 in coincidenza con l’annessione da parte del Piemonte dei territori che andranno a costituire il Regno d’Italia.
Caduta in rovina e fatta demolire nel 1854 l’antica chiesa plebana, risalente alla fine del XIV secolo, di Santa Maria, il 2 giugno 1861 viene costruita, ad opera dell’architetto Giacomo Moraglia, la Basilica di Santa Maria Assunta.
Imponente nelle sue strutture esterne, contornata al suo interno da 16 colonne corinzie e abbellita da pitture di Cavenaghi, la chiesa conserva anche due tele pregevoli ed antiche, come lo Sposalizio della Vergine, del Morazzone, e la Natività della Vergine, forse del Crespi.
Oltre all’edificio sacro vero e proprio, molte altre opere d’arte sono contenute nella pinacoteca, assieme a testimonianze sulla storia civile e religiosa di Gallarate.
Della vecchia chiesa è rimasto il campanile, risalente al 1454, dove si conservano murate diverse lapidi.
Contemporaneamente, ad opera di alcuni pionieri dell’industria, come i Ponti, i Borghi e i Cantoni, iniziava nella città e nella plaga limitrofa l’attività tessile che costituisce ancora oggi il settore più sviluppato dell’economia del gallaratese.
Lo sviluppo dei rami produttivi della meccanica, delle materie plastiche, della, chimica e delle calzature è stato enormemente favorito, nella seconda metà del ’900, dall’importanza del nodo ferroviario di Gallarate come collegamento tra Milano e la Svizzera e dalla vicinanza dell’aeroporto internazionale della Malpensa.
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