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La tradizione la vuole donata, nel 712, dal re longobardo Liutprando al Monastero di San Pietro in Ciel d’Oro in Pavia.
In base agli studi archeologici condotti, una parte del pavimento in coccio apparterrebbe alla chiesa originaria, nata probabilmente all’epoca della regina Teodolinda e poi ampliata e restaurata circa due secoli dopo dai monaci che vi risiedevano.
Un discorso a parte merita il campanile della chiesa, risalente al X secolo: esso è un esempio di quei campanili varesini che, nello schema a torre angolata da lesene ed aperta da feritoie e monofore a sesto acuto, riproducono l’immagine del campanile milanese dei monaci di Sant’Ambrogio.
Sul piazzale antistante la chiesa si trovano alcune piccole cappelle raffiguranti la Via Crucis, costruite nel 1768, restaurate nel 1930 e successivamente rinnovate con una sacra rappresentazione della Passione di Cristo per mezzo di quattordici “formelle” in ceramica, opera dell’artista Albino Peggiori.
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Comune della Valcuvia posto sulla statale Varese - Laveno, Gemonio si incontra percorrendo la statale n. 394 del Verbano Orientale.
Tra i pochi documenti preservati dai danni del tempo viè, nella Biblioteca Civica di Varese, una copia del processo svoltosi il 22 marzo 1638 e riguardante l’incendio e il saccheggio avvenuti nel luglio del 1636 ad opera degli eserciti di Parma, Savoia e Francia a Gemonio.
La relazione tratta dal verbale del processo narra di trè diverse incursioni dei Francesi, avvenute a poca distanza di tempo e compiute prima da duecento o trecento soldati, poi da cinquecento a cavallo e poi da più di mille.
Il bilancio delle scorribande fu la spoliazione degli arredi delle chiese di San Rocco e di San Pietro, in particolare il furto delle vesti e degli ornamenti della statua della Santa Vergine, la distruzione della maggior parte delle case e la dispersione di tutto il raccolto, oltre al fatto che si rivelò impossibile la nuova semina.
Scarso rispetto per la popolazione di Gemonio i Francesi lo dimostrarono nuovamente durante il periodo napoleonico, quando il paese venne aggregato al comune di Caravate.
Vanno infine segnalati il Palazzo Clivio, il Castello Jemoli e la Cà De Lazzari, del XVII secolo, oltre ai caratteristici e numerosi affreschi devozionali posti sui muri delle case, dipinti fra il XVII e il XIX secolo.
Caratterizzata da un’economia sostanzialmente agricola fino agli ultimi anni dell’Ottocento, Gemonio conosce un significativo sviluppo industriale in seguito alla costruzione del tratto ferroviario Varese - Laveno, nel 1888.
Cominciano così a sorgere le prime industrie e attualmente le aziende locali riescono a offrire lavoro anche ad abitanti dei comuni limitrofi. Fra i settori industriali più attivi si può segnalare quello dell’utensileria.
La chiesa parrocchiale di Gemonio, dedicata a San Rocco, si trova nel centro del paese. Al suo interno alcune opere lignee dello scultore Bernardino Castelli (1646-1725), mentre l’altare appartenne in origine all’altra e più famosa chiesa di San Pietro.
Inserita nella pieve di Cuvio, Gemonio ha sempre seguito le vicende della chiesa-madre, facendo parte, con la Valcuvia e la Valmarchirolo, della diocesi di Como, dove si celebrava secondo il rito romano. Nel Medioevo, Gemonio appartenne al contado del Seprio, prima di essere infeudata dal duca di Milano Francesco Sforza, nel 1450, alla famiglia Cotta.
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