Cenni storici
Varese non è soltanto la “città giardino” o la “Versailles di Milano”, ne semplicemente una cittadina di elevato benessere, insensibile ad altre tematiche che non siano il lavoro o il guadagno. Varese ha una sua storia che affonda nell'antichità e che merita di essere conosciuta anche per capire la mentalità del Varesino, o “Bosino”, di oggi. II nucleo originario della città, conferisce alla pianta topografica la caratteristica struttura ovoidale. Collocata in posizione splendida per la ricchezza della vegetazione, circondata da sette colli, simili ai più famosi di Roma, che sono Biumo Superiore (m 439), Giubiano (m 407), S. Pedrino (m 402), S. Albino (m 406), Montalbano (m 411), Campigli (m 453), Miogni (m 492); sulle colline sono poi stati costruiti alcuni borghi, chiamati le Castellanze di Varese: Giubiano, Bosto, Belforte, Casbeno, Biumo Inferiore, Biumo Superiore e Cartabbia. Durante il periodo del Seprio, prima di emergere come il borgo più importante del territorio, lascia poche tracce. Per la verità vi sono testimonianze di forme di vita e di civiltà precedenti l'epoca longobarda, come quella dei palafitticoli, che abitarono per primi nella zona sulla riva del lago, oppure della presenza romana sul territorio. Un castrum, questo di età romana, si trovava anche a Velate, un tempo centro importante sia strategicamente che per la salita al Sacro Monte, e divenuto poi frazione del comune di Varese. Rimane posteriore a quel periodo, una Torre, residuo delle fortificazioni del limes prealpino. La sua costruzione risalirebbe al periodo tra il X e l'XI secolo e nonostante le ingiurie del tempo e i crolli avvenuti, che ne hanno lasciata intatta solo la parete rivolta ad est, resta imponente. L'agricoltura, che rappresenta durante il XVII secolo la gran parte dell'attività economica popolare, garantisce una produzione di cereali, ortaggi, mais e vino tale da consentire, oltre alla sussistenza degli abitanti, anche al mercato cittadino di svilupparsi. Dalle risorse alimentari del Varesotto nasce anche una cucina tipica, seppur non famosa, che sfrutta i prodotti più comuni sposandoli insieme con fantasia. L'abbondanza di pesce è da sempre una peculiarità di Varese e del suo territorio e ha costituito, assieme alla cacciagione e alle lumache, un bene di scambio molto richiesto dai centri vicini, in particolare Milano. Gli abitanti delle zone limitrofe, coloro che iniziarono la tradizione della villeggiatura sui laghi, hanno avuto senz'altro modo di apprezzare le specialità gastronomiche del luogo e di diffonderne la fama nelle proprie città d'origine. Varese, da sempre abituata all'interscambio culturale con stranieri e forestieri, conserva però, anche nella cultura materiale, un patrimonio non intaccato, bensì arricchito dalla circolazione e dal commercio. Varese riesce a non essere infeudata fino al 1765, quando diventa signoria, sino al 1780, di Francesco d'Este, duca di Modena, sposato in seconde nozze con la contessa Teresa Castelbarco, di antichissima nobiltà varesina, il cui ducato era entrato a far parte delle terre di casa d'Austria attraverso il matrimonio della sua unica figlia con uno dei discendenti dell'imperatrice Maria Teresa. In cambio, il duca accetta il feudo di Varese, senza diritto di successione, e il governatorato di Milano, che peraltro assumerà soltanto come titolo onorifico. Non avendo egli diritto alla successione, il governo di Francesco d'Este è soltanto una breve parentesi della storia varesina, comunque sufficiente per applicare nella città, dove si trasferisce dal 1766, le riforme teresiane e per far costruire nel centro della città il Palazzo Estense, detto un tempo «la Corte» e ora sede del Municipio, con i contigui Giardini Estensi, oggi parco pubblico e magnifico esempio di giardino principesco italiano. I giardini danno accesso a Villa Mirabello, che ospita il Museo del Risorgimento, il Museo Archeologico e collezioni di Storia naturale. Varese e i paesi limitrofi saranno teatro di alcune delle principali azioni di guerriglia di Giuseppe Garibaldi e delle sue colonne, (a Luino e a Morazzone). Nel 1927, durante il regime fascista, Varese viene elevata al rango di capoluogo di provincia, soprattutto per ragioni politiche, in considerazione della vicinanza con la frontiera svizzera. Anche l'aspetto urbanistico della città muta e un intero quartiere del centro viene raso al suolo, mentre al suo posto, nel 1935, sorgerà l'attuale piazza Monte Grappa. Negli ultimi anni un rifacimento più profondo si è verificato a livello della struttura edilizia nella parte a sud di Varese, in funzione dell'accresciuto ritmo del traffico. Rimangono pressoché intatte alcune zone del centro storico, come Corso Matteotti, con i suoi portici, i negozietti ed il mercatino di artigianato che, ogni prima domenica del mese, vede la presenza di migliaia di visitatori.