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Gavirate è ubicato sulla sponda nord–occidentale del Lago di Varese, al digradare dei pendii del Monte Campo dei Fiori.
Centro lacuale e turistico di maggiore rilevanza della zona, grazie anche alla presenza di alcuni parchi di notevole fascino, ha dato per lungo tempo il nome al Lago di Varese, un tempo, appunto, Lago di Gavirate.
Si hanno numerose ipotesi sull’origine del toponimo, la prima di queste fa risalire Gavirate al nome proprio latino Gaberìus o Gabius; secondo un’altra ipotesi, Gavirate deriva dal latino glaream, glareatum, ossia ”ghiaia”. Un’altra ipotesi, che concerne le caratteristiche idrografiche locali, fa originare Gavirate dal nome Biuiro, riportato, su una carta geografica del Lago di Varese, sopra l’area che ora è occupata da Gavirate.
Biuiro risalirebbe alla voce uir, che identifica l’acqua, simile alla radice uar, che sta all’origine del nome di Varese.
Da uir sarebbe derivato poi il toponimo Guairà, tuttora utilizzato nell’idioma locale.
L’ultima interpretazione avanzata ricollega il toponimo alla radice celtica gau, intesa come “territorio, contrada”, e raudas, ovvero “strada”, poi unite nel termine Gaurà o Guairà, poi Gauirate e infine Gavirate.
Gavirate fu coinvolta nel periodo delle lotte tra l’Impero e i Comuni e si schierò con l’Imperatore Federico Barbarossa, il che è testimoniato anche dalla cacciata, nel 1159, di un tale Johannes de Gavirate, da Milano, città in cui aveva anche dei possedimenti, ma ritenuto pericoloso per essa.
Per ciò che concerne il territorio di Gavirate, a quel tempo non doveva essere molto vasto, e includeva verosimilmente alcuni spicchi di montagna.
La vita religiosa si concentrava attorno all’antico Chiostro di Voltorre, frazione di piccole dimensioni, lontana circa un chilometro da Gavirate.
Per quello che riguarda le vicende politiche si apprende, da un atto notarile del 1428, dell’esistenza di un tale Joannulus d. Castella, figlio di Giulio, di Gavirate, console e ufficiale della Comunità.
Il feudo comprendente Gavirate passò di mano a diversi signori, tra cui i Besozzi, proprietari di una residenza di cui resta parte di una torre all’interno di una villa di Armino, altra frazione di Gavirate.
Oltrona, anch’essa frazione del paese, che in passato fu sotto giurisdizione di Varese fino al 1647, ospita ciò che rimane di una abitazione feudale, di proprietà di un ramo dei Visconti.
Come molte città di questa zona, Gavirate visse un’alternanza di tempi positivi e negativi, grassi e magri, felici e funesti.
Nel XVI la città subì il sacco da parte dei Francesi, per poi essere flagellata da una pestilenza di cui si conserva il ricordo grazie alla chiesetta del Lazzaretto, edificata nel 1863 su quello che doveva essere il luogo di sepoltura delle sfortunate vittime dell’epidemia.
Per contrastare il depauperamento economico del paese l’Imperatore Carlo V nel 1539 concesse a Gavirate la facoltà di tenere mercato, il venerdì.
Si può affermare con buona sicurezza che questa decisione imperiale venne raggiunta anche grazie al buon rapporto esistente tra l’Imperatore e il feudatario di allora, Vitaliano Visconti Borromeo.
Se da questo momento la città visse un buono sviluppo, gli anni che seguirono non furono di certo favorevoli al paese, che fu teatro della battaglia di Tornavento del 1636, in cui vennero incendiate ben 17 abitazioni.
Ma ecco che con la prima dominazione austriaca, dal 1714 al 1795, le sorti della città cambiarono in meglio, e si ebbe una espansione delle attività agricole e artigianali.
Nel 1815 nella città si insediò una Pretura, poi il Commissariato Regio distrettuale, le carceri e anche un Posto di Finanza, rimasto alla storia in perché si arrese prontamente alle bande garibaldine che, il 24 maggio 1859, si accamparono sul territorio comunale per i preparativi della battaglia di Varese.
Con la rivoluzione industriale le attività tradizionali, agricoltura e allevamento, conobbero un decremento, in favore appunto di un’economia a carattere progressivamente industriale.
Per esempio, la bachicoltura locale venne affiancata da una filanda, inaugurata nel 1876. Le fabbriche che conobbero maggiore fortuna furono quelle allogate lungo il torrente Tinella (nei pressi di Oltrona-Groppello), le cui acque fornivano l’energia necessaria agli stabilimenti.
Tra questi, i più noti sono quelli dediti alla fabbricazione di pipe, che hanno portato gran lustro alla zona. Gavirate, infine, è anche rinomata per alcuni dolci, chiamati ”brutti ma buoni”, fortunati, ottimi e longevi prodotti pasticceri inventati da Costantino Veniani nel lontano 1875.
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