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Orino è un piccolo centro della Valcuvia posto alle pendici del Campo dei Fiori.
Alcuni ritrovamenti archeologici di età romana, venuti alla luce nel territorio comunale in località Donè, lasciano ipotizzare che la storia di questi luoghi affondi le proprie radici nell’antichità.
Tuttavia il nucleo primitivo della comunità di Orino viene individuato nel sito dove tuttora sorge la chiesa di San Lorenzo, edifìcio del XII secolo più volte restaurato che conserva l’originario campanile romanico prospiciente il cimitero.
Poco distante dal borgo civile è un’altra testimonianza del passato di Orino, la Rocca, posta nei boschi della zona occidentale del Campo dei Fiori.
Nel territorio del comune sorge un’altra struttura difensiva, questa però risalente al periodo della prima guerra mondiale, quando si temevano invasioni dal versante alpino svizzero.
Nel 1927, e fino al 1956, Orino fu unita al comune di Azzio.
Attualmente, le maggiori fonti di reddito della popolazione sono rappresentate dal turismo residenziale, favorito dalle bellezze naturali del territorio, come la zona della fonte Gesiola, ma è ancora frequente il fenomeno del pendolarismo verso i centri vicini della Valcuvia.
La sua costruzione si fa risalire ai secoli XIV-XV, anche se la cinta muraria dell’edifìcio ricalca il perimetro tipico delle fortificazioni di età romana.
Per questo motivo si può ipotizzare che la prima fortificazione risalga al periodo della occupazione romana della Gallia Cisalpina e sia stata utilizzata come struttura difensiva anche durante le invasioni barbariche.
Con il dominio longobardo, la Rocca divenne una postazione militare fissa e furono i Franchi che, in seguito, la trasformarono in castello feudale.
Dopo essere stata abbandonata e in parte demolita nell’alto Medioevo, la Rocca fu ripristinata anche come residenza stabile durante il Rinascimento, ma fu definitivamente lasciata decadere nel periodo spagnolo. È del 1526 una notizia leggendaria che narra di un’occupazione da parte di mercenari svizzeri.
Secondo questo racconto, il loro capitano, tale Marchione, per motivi di gelosia, fece uccidere la moglie Ada e incarcerare il fratello di lei, Francesco, ma in seguito ad una ribellione delle proprie truppe fu anch’egli ucciso. Francesco venne dimenticato nelle segrete della Rocca e il suo fantasma avrebbe per trè secoli vagato nelle zone circostanti, divenendo motivo di inquietudine per la popolazione circostante.
Ora comunque la Rocca non gode più di questa sinistra fama ed è stata avviata da alcuni privati un’opera di restauro, grazie alla quale sono stati recuperati la cinta muraria, una torre angolare a nord-est e un torrione centrale a nord-ovest, oltre ai resti della residenza fortificata e ai ruderi di una cisterna.
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