Latitudine: 46.002581 Longitudine: 8.742476 |
E' il più antico edificio religioso del comune di Luino. Il libro cita anche le altre chiese di San Cristoforo e San Zenone, oggi però non più presenti.
L’antichità della chiesa di San Pietro è stata anche appurata dagli scavi eseguiti nel 1969, che hanno permesso di rilevare la presenza di un’abside preromanica e di primitive opere murarie, lasciando ipotizzare che la costruzione sia stata innalzata su di una precedente, anteriore all’XI secolo.
Caratteristica romanica della chiesa attualmente è solo la torre campanaria.
L’interno della chiesa ospita numerose opere d’arte, tra cui un affresco restaurato decenni orsono, situato nella cappella della Beata Vergine. Di alto valore storico-religioso è il ritratto del frate carmelitano luinese Jacopo (o Giacomo, a seconda delle trascrizioni), posto tra quello di San Giuseppe e della Santa Vergine nell’affresco raffigurante l’Adorazione dei Magi, attribuito a Bernardino Luini. Il frate Jacopo fu particolarmente attivo nel territorio di Luino, tantoché vi fece costruire il Monastero del Carmine, nel 1477. Le sue spoglie sono tuttora conservate all’interno della chiesa di San Pietro, e nel passato vennero visitate da due delegati del cardinale San Carlo Borromeo, precisamente nel 1569, a testimonianza delle numerose intercessioni attribuite a Jacopo durante la sua vita e dopo la sua morte, tanto da suscitare appunto la devozione e l’ossequio delle autorità ecclesiastiche.
Santuario Madonna del Carmine
Era enorme l’affetto di cui frate Jacopo godette durante la sua vita, da parte delle popolazioni luinesi e da quelle confinanti di Voldomino e Germignaga, le quali desideravano avere più vicino a loro il Santuario della Madonna del Carmine, che stava per essere fondato.
Per non scontentare nessuno, delegò la decisione alla Divina Provvidenza, lasciando in libertà due giovenche: ove si fossero fermate, egli avrebbe costruito l’edificio. coincidenza, il luogo prescelto era il terreno donato da Jacopo prima della sua entrata nell’ordine dei Carmelitani. Egli però non vide completato il monastero, che venne costruito a più riprese, prima grazie agli aiuti economici della duchessa reggente Bona di Savoia, vedova di Galeazzo Maria Sforza, in seguito, al probabile appoggio dei Rusca di Como, a cui la Valtravaglia era passata in feudo nel 1438. Oggi infatti è ancora possibile notare le insegne ruscone sul portale di pietra arenaria rossastra. Tali insegne appartengono a Giovanni Rusca, che fu conte alla fine del Quattrocento, il che lascia supporre che il santuario sia stato terminato prima dell’inizio del Cinquecento.
Sono le parti aggiunte attorno al 1655 quelle che danno maggiore forma al santuario, e che sono oggi le più vistose: le due cappelle dedicate alla Madonna del Carmine e alla Passione di Gesù; il pulpito e i confessionali in legno eseguiti dello scultore varesino Bernardino Castelli, nel 1687.
Questi elementi, unitamente agli esterni, sono stati restaurati dai lavori del 1987, che li hanno riportati all’antico splendore, ma che hanno consentito persino di portare alla luce affreschi e pitture prima di allora nascoste a causa del degrado in cui versava il santuario sin dal 1779. In quell’anno infatti il convento venne chiuso dietro ordine di Giuseppe II e, i terreni, di proprietà di Ruggero Marliani fino al 1773, furono messi all’asta e poi acquistati dal conte Crivelli. Sebbene la chiesa rimase in funzione, il santuario venne quindi abbandonato dai Carmelitani, e solo in seguito incluso nell’ambito parrocchiale, di cui fa tuttora parte.
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