Fonte: I testi sono tratti da:
Autore: Marco Invernizzi e Andrea Morigi
Titolo: “I comuni della provincia di Varese”
Casa editrice: Edizioni Del Drago
Anno di pubblicazione: Milano, 1992
I testi sono stati modificati e adattati per le esigenze del sito mantenendo invariate le qualitàdelle informazioni.
Albizzate sorge su un terreno in parte collinare e diluviale, in parte morenico e pianeggiante, sulla destra del
torrente Arno.
Trae il suo nome da una casa rurale, Villa Albuciatis, sorta in epoca prossima alla nascita di Cristo.
Abitata già dagli Insubri, che hanno lasciato un perenne ricordo della propria cultura religiosa nell’Ara votiva dedicata a Giove e ora conservata nel Museo Lapidario della famiglia Archinto Visconti,
Albizzate assurge per la prima volta agli onori della storia nell’807, quando Arpicario, Conte Palatino, prende possesso dei territori di
Albizzate, denominata allora Arbigiade, di
Sumirago, Quinzano, Catello e
Germignaga, nonché degli arnesi da lavoro e della servitù.
Gli Albizzatesi del periodo carolingio emergono, alla luce di questi documenti, come una popolazione rurale composta da una cinquantina di persone, dedite all’allevamento del bestiame e allo sfruttamento delle risorse dei boschi vicino ai quali abitavano, in case di pietra e di legno, e da cui si spostavano per coltivare le terre arabili in prossimità dei torrenti Tenore ed Arno.
La struttura urbana di Albizzate, così come appare dal Catasto di Maria Teresa, si colloca, almeno dal 1726, a ovest della Valle dell’Arno e le attività economiche principali rimangono quelle legate all’agricoltura fino alla fine del XIX secolo.
Il centro attorno a cui si raccoglieva il nucleo più consistente delle abitazioni era il Castello, posto sulla sommità dell’altopiano, di cui è documentata l’esistenza sin dalla prima metà del XVII secolo.
È nel 1633, alla morte dell’ultimo Visconti di Albizzate, che, in un inventario dei beni da lui lasciati, viene descritto il Castello come “casa da nobili”, di cui non si intravedono più ormai le caratteristiche militari, scomparse evidentemente a vantaggio di aspetti più “borghesi”.
Passato in eredità ad Anna Visconti, figlia di Cesare, il Castello subirà modifiche strutturali nel 1665, dopo il matrimonio di lei con il marchese Geronimo Stampa.
La figlia Camilla, dopo la morte del genitore, erediterà tutti i suoi beni e, sposatasi con il Conte Senatore Filippo Archinto, nominerà propri eredi i figli Carlo e Gerolamo, al primo dei quali passerà il Castello, che dal 1868 fino ai giorni nostri è di proprietà della famiglia Bruni.
Nel 1693, alla morte di Federico Visconti, arcivescovo di Milano, il feudo di
Albizzate era costituito dai territori di
Albizzate, Gaggio,
Castronno,
Bodio, Bernate, Caidate,
Casale,
Inarzo,
Sumirago, Caronno Ghiringhella, Travaglino e Tordera.
Le famiglie, denominate “fuochi”, erano ottantasei, mentre quattro erano le chiese; vi si contavano inoltre sei cascine e cinque mulini.
Il territorio, di un’estensione pari a quattrocento pertiche, era molto fruttifero.
Tra le attività economiche degli Albizzatesi di quel periodo si registra anche l’esistenza di due osterie con forno per il pane, appartenenti l’una alla marchesa Stampa e l’altra al Cardinale.
Albizzate, durante la visita del cardinale Pozzobonelli, avvenuta il 15 maggio del 1750, contava due confraternite di fedeli, mutate nel titolo del protettore, rispetto a quelle del 1622, in Beata Vergine Annunciata e Dottrina Cristiana.
Le chiese erano la parrocchiale di Sant’ Alessandro, la SS. Trinità, San Luigi e quella della Purificazione della Beata Vergine in Valdarno.
Un deciso punto di svolta, sia nel paesaggio sia nello stile di vita, si ha con la costruzione della ferrovia Varese – Milano nel 1865.
La costruzione della stazione ad Albizzate facilita gli spostamenti e gli scambi commerciali ed ha così inizio la migrazione temporanea e periodica verso Milano, Novara, Cremona, Pavia.
Alcuni lavoratori si spostavano stagionalmente anche in Francia e Svizzera.
Verso la fine del 1800 l’economia locale vede la coltura agraria in declino, in seguito all’avanzare dell’industria manifatturiera.
Fino a questo periodo, Albizzate era divisa in corti coloniche, mentre alcuni dei suoi abitanti vivevano anche in cascine e la famiglia media si componeva di sei persone.
La prima fabbrica impiantata sul territorio del comune sarà la filanda, che da lavoro soprattutto a donne e bambine.
A partire dagli anni che precedono la seconda guerra mondiale, l’industria meccanica diviene il ramo primario dell’economia, che si svilupperà dando luogo all’arrivo di lavoratori immigrati da altre regioni d’Italia.
I settori di attività che si affermano durante il boom industriale sono lo stampaggio, la viteria, la meccanica di precisione, l’arredamento, mentre attualmente i livelli di occupazione sono assicurati soprattutto dal settore chimico e da quello tessile.