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Cunardo sorge su un gruppo di collinette ai piedi del Monte Castelvecchio e si trova a poca distanza dal lago di Ghirla.
È situato In una invidiabile esposizione al sole e il suo territorio ospita numerose splendide ville, distribuite in diverse località, tra cui Barlera, Casanova, Raglio e Ronchetti.
Il toponimo Cunardo è rimasto invariato nel corso dei secoli, sia nella forma idiomatica kùnàrt che nelle registrazioni ufficiali italiane e latine, e deriverebbe dal termine kun, di antica origine celtica, unito alla parola hart, di origine germanica, dal significato di “fortezza” o “baluardo regio”.
Cunardo condivide molti tratti della storia dei paesi adiacenti, attraversati dai Galli, dai Romani, dai Longobardi e dai Franchi, a cui seguirono le opere evangelizzanti dei cristiani, principiate dal centro religioso di Arcisate, secondo quanto testimonierebbe una lapide del 461 d.C. Del periodo medioevale è rimasto molto nel centro storico, sebbene vi sia pochezza di antiche iscrizioni e assenza delle opere difensive poste lungo le vie d’accesso al paese, che si suppone fossero quattro: Castello, Castelvecchio, Portur in località Fornaci e Borraccia.
Nel 1633 si verificò il passaggio di Cunardo dalla pieve di Cuvio, di cui era parte almeno dal 1295, a quella di Marchirolo, nel momento in cui la chiesa di questa fu eletta capopieve. Prima di questa data invece tutti i paesi della Valmarchirolo rientravano nella pieve di Agno, in Canton Ticino.
Attorno alla metà del XVIII secolo la Confraternita del SS.mo Sacramento si occupò della costruzione dell’Oratorio, annesso a una chiesetta tardo-barocca divenuta poi sede della prima scuola di Cunardo, ove fu insegnante il sacerdote Luigi Tannini.
Dal 1822 al 1913 fu sede della scuola comunale e recentemente, dopo un intervallo di gestione comunale, è ritornata ad essere di possesso della parrocchia.
In merito agli edifici religiosi del luogo, dagli Atti della visita pastorale di monsignor Feliciano Ninguarda, vescovo di Como, avvenuta nel 1592, emerge che Cunardo ospitava tre chiese: l’antica parrocchiale dedicata a San Nazaro (che però era in rovina al momento della visita pastorale) e quelle consacrate a Sant’Abbondio e alla Beata Vergine del Rosario. La chiesa di Sant’Abbondio fu nominata parrocchia dal cardinale Branda Castiglioni nel XV secolo e intitolata al santo vescovo vissuto nel V secolo, patrono della città e della diocesi di Como (di cui Cunardo fa parte).
Negli atti della visita pastorale, monsignor Ninguarda descrive la chiesa come capace di condurre il ruolo di parrocchiale affidatole, e menziona un battistero conforme alle prescrizioni ecclesiastiche e con un “tabernacolo convenientemente dorato e decorato”.
L’edificio come si presenta oggi però è il risultato della ristrutturazione, avvenuto nel 1760, dell’antica struttura, che continua ad essere la parrocchiale del paese. Al suo interno sono di notevole fattura i plutei marmorei altomediovali, ovvero dei pannelli decorati a bassorilievo risalenti ai secolo VIII e IX, rinvenuti nel febbraio del 1980 durante i lavori di rifacimento della pavimentazione. Altra preziosa opera contenuta nella chiesa è un pregevole organo costruito nel 1833 ad opera degli organisti gemoniesi Ferdinando Arioli e Giovanni Pranzetti.
La terza chiesa, quella consacrata alla Beata Vergine del Rosario, viene citata da monsignor Ninguarda come “l'ultima chiesa della Valcuvia dalla parte orientale verso la così detta Valle Marchirolo”. Questa chiesa costituiva anche un vero oggetto di devozione da parte della popolazione locale e limitrofa fin dal 1300, secondo quanto testimonia un’incisione posta sul retro della facciata.
Cunardo offre molto al visitatore, tra le bellezze paesaggistiche vi è anche una curiosità, costituita dall’orrido di Cunardo, che fa parte di una serie di grotte sotterranee di cui solo recentemente è iniziata un’opera di risanamento da parte della Pro Loco, in accordo con l’amministrazione comunale e la Comunità Montana, in modo da facilitare e incoraggiare l’afflusso turistico, oltre alle iniziative di ricerca.
Il paese possiede una economia per tradizione agricola, in particolare viticola e frutticola, a cui si aggiunge l’attività estrattiva di argilla, che ha permesso lo sviluppo di imprese che si occupano di realizzazione di ceramiche e di prodotti per l’edilizia. Si sono sviluppate poi manifatture artigianali e anche medio-industriali, dando vita a una espansione del paese e rinvigorendone l’economia, di cui sono testimoni le eleganti ville sparse sul territorio. Una parte delle risorse si deve anche al turismo, sviluppatosi in periodo più vicino ai nostri giorni.
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